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anime dannate

Sulle pendici dell’Etna, uno dei vulcani più imponenti e misteriosi d’Europa, la tradizione popolare svela racconti avvolti nel mistero e nella paura.

Tra le storie più inquietanti si narra di anime dannate, condannate a un eterno supplizio non nell’aldilà fatto di fiamme invisibili, ma proprio sulla terra, sulle pendici del vulcano.

Questi spiriti tormentati, pare fossero trascinati fuori dall’inferno classico per scontare i loro peccati in luoghi di tenebra e sofferenza eterna.

Una delle leggende più suggestive parla di un’oscura processione di fantasmi che, nel cuore della notte, si materializzava vicino al cratere centrale. Questi spettri, dall’aspetto spaventoso e avvolti in una cappa di cenere scura, erano visti mentre lavoravano febbrilmente alla costruzione di un enorme castello.

Questo non era un castello qualunque, ma una roccaforte forgiata da pietre vulcaniche, scure e ruvidissime, così spigolose e compatte da sembrare scolpite dalle fiamme stesse del vulcano.

Gli spettri, secondo i testimoni dell’epoca, mormoravano tra loro parole incomprensibili, borbottando frasi senza senso, chinati sotto un carico inesorabile di fatica.

Il clima era carico d’angoscia, come se quel castello non fosse che una tortura eterna, una prigione di pietra senza fine.

La leggenda vuole che ogni volta che si posava l’ultimo blocco, il castello crollasse in un’esplosione di detriti, polvere lavica e macerie, seppellendo sotto la sua rovina proprio quegli spiriti dannati che si erano adoperati con tanto sacrificio.

La disperazione di questi fantasmi era senza limiti, obbligati a ricostruire incessantemente la struttura, come fossero intrappolati in un ciclo maledetto di pena e sofferenza senza possibilità di redenzione. Si racconta che questa condanna fosse il prezzo da pagare per i loro peccati terreni, e che ogni crollo fosse il segno tangibile di una maledizione che li costringeva a un lavoro infinito e senza riposo.